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CONVEGNO "MANI NELLE MANI" 12 maggio 2017

ADAMO: UN SODALIZIO INTRISO DI FORZA E DOLCEZZA
Ieri pomeriggio, alla Fondazione Carifano, ho partecipato a una delle manifestazioni più coinvolgenti di quest’anno. Infatti il sodalizio dell’Assistenza Domiciliare Malati Oncologici, nato nel 2004, con un titolo che più pertinente non poteva essere, “MANI NELLE MANI”, si è presentato ancora una volta alla città in tutta la sua ampiezza e profondità d’intenti.
La vera protagonista dell’incontro, la presidente Donatella Menchetti Amodio, alla quale mi permetto di accreditate un 30 e lode e bacio in fronte, ha dipanato il filo rosso della conduzione sempre giocata sul crinale scosceso della forza e della dolcezza. Infatti con garbo ha sollecitato e solleticato i sentimenti più delicati dell’animo connessi a un argomento di straordinaria attualità sociale.
Numerosi gli interventi, da Fabio Tombari a Rodolfo Mattioli, da Massimo Seri a Marina Bargnesi, da Sandro Paganucci a Giorgio Tonelli. Quando Monia Andreani, Valentina Belbusti, Gianni Grilli e Alessandra Astuti del Comitato Scientifico hanno aperto il grande scrigno dei propri contributi , la sala è stata contagiata da una prepotente “voglia di tenerezza”. La partecipazione interattiva era palpabile, il sincero coinvolgimento si poteva tagliare a tocchi perché è emerso il ruolo che l’Associazione rappresenta per la città: è un sostegno corale, una vera eccellenza tanto da essere considerata un fiore all’occhiello di cui dobbiamo essere orgogliosi.
L’associazione, promossa e sviluppata dall’oncologo Rodolfo Mattioli che, insieme al suo qualificato team, ebbe l’intuizione di privilegiare la ricerca clinica, ma anche l’umanizzazione dell’assistenza, è decollata rapidamente grazie a una sinergica collaborazione tra ospedale e volontariato. Qual è stato l’obiettivo prioritario del sodalizio che si è sviluppato nel tempo? Assicurare una vita accettabile e decente quando malauguratamente si prospetta una malattia incurabile.
Anch’io, seduto in pima fila, sono stato contagiato dalla nobiltà d’intenti di questo gruppo di splendide e motivate persone. Non ero il solo, si avvertiva dall’indice di attenzione che il pavimento di questa iniziativa era lastricato di un’intensa umanità. Mi sono prefigurato, allora, la missione che questi benemeriti svolgono quotidianamente: entrano nelle case dove i congiunti del paziente sono disperatamente frastornati, con una rabbia nei confronti del mondo intero. Animati da un biblico samaritanesimo, ricco di “forza e dolcezza”, come suggerivano gli antichi Romani, hanno sempre fertilizzato un’empatia col malato e coi familiari mettendo in campo “dosi massicce” di sollievo fisico, psicologico e terapeutico.
E’ pur vero che i pazienti spesso non sopravvivono, ma il contributo del team dei medici e dei volontari è commovente perché la generosità, l’altruismo e la nobiltà d’animo sono ampiamente ripagati da un malinconico sorriso dei malati che gradiscono la qualità di un servizio spontaneo e disinteressato, come ha mirabilmente raccontato Marina Cocuzza quando ha beneficiato delle cure di Adamo in occasione della malattia del padre. E’ parimenti vero che, nel gioco delle parti pirandelliano, il medico è conscio che quasi certamente non riuscirà a guarire il paziente che a sua volta interiorizza un analogo concetto, ma ambedue vengono inconsciamente accomunati da un reciproco patto di solidarietà con gesti semplici ma significativi come un sorriso, una carezza, un caffè.
Confesso di essere stato preda di un afflato sincero e di un incalzante senso di affiliazione. Infatti questi moderni “angeli custodi”, che si prodigano con garbata professionalità e gestiscono con delicatezza gli ultimi scampoli di vita che il Buon Dio ha deciso di regalarci, meritano tutta la nostra stima incondizionata non foss’altro perché concedono agli interessati il privilegio di conservare la stessa dignità non diversa da quella che avevano quando erano attivamente inseriti nel tessuto sociale produttivo.
Per una strana aggregazione dei concetti, che si sono affastellati in quel tumultuoso momento, mi è rimbalzato nella memoria uno dei passi più belli e toccanti del Vangelo: quando i due pellegrini di Emmaus incontrarono Gesù e gli proposero istintivamente: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera, si fa buio!”
Anche all’imbrunire, alla fine, allorché cala inesorabilmente il sipario sulla vita, ognuno di noi ha diritto a una decorosa dignità.
(Rodolfo Colarizi)
 
 
 
 

 

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